Cari amici,
con questa newsletter infrasettimanale desideriamo segnalarvi l’articolo (clicca qui) di Antonio Polito, pubblicato su Sette, dal titolo “Ripensare il Cristianesimo e la sua forza ai funerali di un 18enne”.
Qui sotto trovate il testo di “Teo e Leo”, in risposta all’articolo di Polito
Questa domenica, 20 novembre, vi ricordiamo l’appuntamento con le “Domeniche in oratorio”, canti, giochi e merenda per bambini e famiglie. Appuntamento alle ore 16
Qui trovate il calendario completo delle benedizioni natalizie nel nostro quartiere
Teo Leo e morire a diciott’anni (di Luigi Borlenghi)
“Ciao Teo”
“Ciao Leo”
“Senti, ma hai sentito di quel ragazzo morto a diciotto anni?”
“Sì, e quando succede mi sento toccato, uno della nostra generazione, quando alla morte non si pensa”
“Hai letto Polito sul ‘Sette’?”
“Sì, hai l’articolo?”
“Adesso lo cerco su internet … ecco, mi ha colpito soprattutto il finale, te lo leggo?”
“Sì Leo”
“Allora, dice Antonio Polito stupito perché l’annuncio della Salvezza e della vita eterna non abbia più ‘appeal’ nel mondo d’oggi : ‘Perché la Chiesa non riesce più a fare oggi, in condizioni di monopolio religioso, ciò che le riuscì splendidamente duemila anni fa, quando era sparuta minoranza in un mondo anche più pagano del nostro?’. Ecco Teo, tu hai una risposta?”
“Una domanda spiazzante, specie per noi cristiani, da tenere per il tempo futuro, che le rispose troppo frettolose sono sempre insufficienti”
“Ma almeno provarci a dare una risposta …”
“Sì, provare possiamo”
“Dai Teo, dimmi cosa ti frulla per la testa”
“Allora, io penso che in primo luogo Polito faccia una affermazione non del tutto corretta, quella a proposito del monopolio religioso. Certo oggi non esistono proposte religiose alternative a quella cristiana, a parte esperienze marginali, ma come intendere quel termine ‘religioso’? Oggi viviamo un’epoca in cui il ‘religioso’ viene ridotto ad questione privata, si è disintegrato e non si esprime più in sistemi collettivi e pubblici, ognuno si costruisce una propria religiosità per rispondere a queste particolari esigenze. Ricordi don Giussani quando diceva che ogni uomo si crea una ‘religione’ personale e solo poi aderisce ai sistemi creati da geni capaci di sintetizzare sistemi più persuasivi dei propri e cui aderiscono le masse?”
“Tipo?”
“Zoroastro, Buddha, Confucio, Lao Tse, Maometto ma anche san Paolo, che getta le basi del Cristianesimo”
“Mi aspettavo citassi Gesù”
“La struttura storica della presenza cristiana ha visto come primo motore san Paolo, che ha dato ordine alla risposta dei discepoli alla presenza di Gesù”
“Allora, ‘Tot capite tot sententie’ come diceva il prof di latino?”
“Sì, la religione pubblica e collettiva si è disintegrata. Quindi oggi la Chiesa non ha il monopolio religioso come sembra. E poi devi considerare che la laicizzazione ha portato a rivolgersi a sistemi filosofici alternativi”
“Ma alla morte che risposta dare?”
“C’è un passo di Rilke, un poeta tedesco del XIX secolo, cito a memoria: ‘E tutto cospira a tacere di noi, un po’ come si tace un’onta, forse, un po’ come si tace una speranza ineffabile’. La morte è taciuta, la cultura moderna non ne parla, pensa a come addirittura non si usi più portare il lutto per la scomparsa di una persona cara”
“Ma lo sappiamo bene di dover morire”
“Esiste un meccanismo psichico per cui rimuoviamo quella paura, la morte esiste, lo sappiamo, ma è cosa rimossa, che rimane nascosta negli scantinati della psiche. E poi nella nostra epoca non è più una compagna giornaliera come nel lontano passato, quando la mancanza di cure, di igiene, di macchine che alleviassero il lavoro facevano della possibilità di morire una presenza costante. Oggi possiamo immaginare, o costringerci ad immaginare, che se anche qualcosa ci accadesse la nostra conoscenza e tecnologia sapranno risolvere il problema”
“Eppure succede …”
“Sì, ma pensa a come, di fronte ad un incidente, subito il pensiero dominante corre alle responsabilità, alle colpe, perché non è possibile morire, ci deve essere una mancanza di qualcuno, da qualche parte, e tutta la nostra attenzione si appunta lì e non oltre”
“Quindi dici che una volta la morte era … come diceva San Francesco? ‘Nostra sorella morte corporale’?”
“Sì, oggi non è neppure più nostra cugina”
“E invece venti secoli fa …”
“Allora, tra l’altro, i vecchi riti, quelli del paganesimo, non soddisfacevano più. l’uomo aspirava ad una unione, una comunione col dio. A questo scopo servivano le religioni iniziatiche, pensa a Mitra, non bastavano più le lontane ombre degli dei, irascibili e bizzosi che restavano estranei all’affezione dell’uomo. Il cristianesimo proponeva questa condivisione tra Dio e l’uomo e una relazione aperta a tutti, non solo a pochi iniziati e una salvezza eterna per tutti”
“Era una roba … democratica”
“Ecco, sì, democratica. E quando il cristianesimo si è diffuso è stato identificato come la struttura spirituale che avrebbe potuto rappresentare la colonna dorsale dell’Impero, del mondo romano, ormai scettico di quella, fondata sulla tradizione del paganesimo, che ormai si era esaurita”
“Ma Costantino?”
“Non sappiamo se Costantino sia stato anche solo battezzato e sia diventato cristiano, oggi si ritiene di sì, ma non è certo. La sua scelta fu una scelta politica e provvidenziale che aprì la possibilità al cristianesimo di prosperare”
“Ma i martiri, i santi …?”
“Ci furono e furono quelli attraverso i quali Cristo fu conosciuto, ma in un contesto favorevole”
“Mentre oggi …”
“In un vangelo apocrifo Cristo dice: ‘Sono venuto per dar loro da bere ma li ho trovati ubriachi’. Ecco, oggi siamo ubriachi, di tutto, oggetti, idee, distrazioni, sesso, lavoro e non sappiamo più renderci conto della sete vera, quella della salvezza dalla morte”
“Come se allora fossero pagani sì, ma religiosi, oggi invece senza più quella propensione”
“Esatto, allora l’uomo, e la società, aveva una struttura intrinsecamente religiosa, aperta al mistero, cui l’esempio dei cristiani dava un volto da amare. Oggi, a quel mistero, abbiamo chiuso la porta in faccia e non siamo più disposti ad ascoltare la Chiesa quando ci parla della morte e della vita eterna”
“Un po’ come Paolo all’aeropago”
“Più o meno. Oggi si è disposti ad ascoltare la Chiesa e il papa quando parlano di pace, accoglienza, tolleranza ma quando si parla della morte e della vita ecco, l’uomo moderno risponde ‘Su questo ti sentiremo un’altra volta’”
Mi sembra ancora una volta un modo non cristiano di guardare al Cristianesimo. Pur dentro tante domande ed osservazioni acute e meritevoli di stima, ma alla fine la sintesi e un giudizio dal di fuori, non di uno “di casa”.
Io mi permetto di dire solo tre cose, partendo dalla mia esperienza:
1) Non è la Chiesa che fa breccia, è Gesù, vivo, portato da povera gente che fa la Chiesa, come i preti, più o meno santi ma unti, fisicamente toccati, così come noi semplici battezzati e quindi Figli.
2) il tempo è propizio come ogni tempo. Più pieni di distrazioni, più sazi di cose, più figli della scienza? Mah, io credo chr Il cuore dell’uomo ha sete di senso e lo avrà fino all’ultimo uomo. Più o meno sepolta, la domanda non muore mai e non c’è vita in cui per un solo attimo non salti fuori.
3) È un fiume carsico, la chiamata; opera in silenzio per la maggior parte del tempo ( poi magari esplode in manifestazioni pubbliche ed eclatanti, ma poi), c’è un lavorio interiore, un colloquio nascosto, un continuo paragone con la vita e questo è un segreto dei cuori. Quel prete avrà toccato quanti? Non si saprà mai. Qualcuno magari tra anni si risentirà nel cuore quelle parole in un altro momento significativo della vita. Come diceva Gesù nella parabola del seminatore. Come coi figli, tu credi di aver speso invano tempo e fatiche e poi ti lasciano di sasso con cose stupefacenti quando meno te lo aspetti.
Non è nostro compito quantificare, ma vivere, e vivendo affermare su cosa poggiamo la nostra giornata. Poi a volte sarà necessario parlare, a volte tacere, a volte abbracciare, a volte solo pregare.
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