Trascrizione dell’incontro Quaresimale di venerdì 23 febbraio 2018 con don Pepe
Siamo in una società liquida dove tutto può essere il contrario di tutto, dove mancano certezze, dove le emozioni e gli umori sono diventati tante volte criterio delle scelte (scelte, appunto, per questo mai definitive…per carità), sembra che l’educazione debba insistere nell’offrire convinzioni granitiche, il famoso agere contra che dicevano i latini. Tu – ragazzo – sei debole, liquido, io – educatore – devo compensare ed essere forte, granitico. E anche se in realtà io non lo sono, devo sembrarlo. Secondo me questa posizione è profondamente sbagliata, prima di tutto perché è bugiarda: non è vero che le cose siano per il ragazzo nere e per noi chiare. Può darsi che noi abbiamo qualche certezza in più, ma poi la differenza non è così tanta e, soprattutto, non è che il gap che c’è tra me da un lato e le cose dall’altro, questa incertezza che si crea, questo scarto, si cucia con un intervento deciso e concludente. Anzi, una certa fretta, una certa violenza travestita da decisività in realtà tradiscono una insicurezza. Chi è veramente certo e sereno ha pazienza. Stando di fronte alle cose non risolte è paziente, senza forzature, è curioso. Non anzitutto curioso di come si risolverà tutto, anche per carità, ma soprattutto curioso di come crescerà lui o lei stessa nello stare di fronte alla sfida.
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