La novena è una speciale preghiera che si rivolge a Dio durante nove giorni consecutivi chiedendo l’intercessione particolare della Vergine Maria o di qualche santo. Si è anche soliti pregare le novene in preparazione alle grandi feste liturgiche come il Natale, la Pasqua, la Pentecoste o in prossimità di altre solennità importanti. L’origine di questa pratica devota fa riferimento ai nove giorni che trascorsero tra l’Ascensione e la Pentecoste, mentre i discepoli – secondo l’indicazione di Gesù – rimasero in preghiera in attesa dello Spirito Santo (cfr Lc 24,49; At 1,4). La preghiera, a livello naturale, nell’uomo, corre però il rischio di essere ridotta a compravendita con il Mistero.
Uno scambio, do ut des, io faccio questo e tu in cambio mi dai quest’altro. Rischia di degenerare in forme di superstizione o magia quando pretende di piegare e cambiare la realtà al nostro volere. Questa però non è la preghiera cristiana. Gesù è nostro modello di preghiera e ci insegna a pregare (cfr Mt 6,9-13). La preghiera cristiana è infatti partecipare al dialogo che Cristo ha con il Padre e il primo frutto di questo è che cambia il nostro cuore per abbracciare la realtà così com’è e ci dona poi una intelligenza della realtà, della verità della realtà, una capacità di creatività, di perdono, di amore, di forza, pazienza, ecc. che sono frutto dell’azione dello Spirito Santo in noi (cfr Gal 5,22). Personalmente, quando ho iniziato a prendere sul serio il dono della fede e il mio quotidiano cammino di conversione ho anche iniziato a pregare con verità. Avevo varie responsabilità nei confronti di bambini e ragazzi (lavoravo come Responsabile di una Casa Famiglia e nel tempo libero svolgevo servizio come Capo Scout) e capitava di dover prendere decisioni, decisioni importanti per la vita delle persone affidatemi.
Di fronte alla mia inadeguatezza (perché per quanto hai studiato e ti sei formato, l’uomo rimane un mistero, una realtà sacra a cui avvicinarsi con rispetto) mi sono aperto alla domanda, cioè alla preghiera: “qual è il vero bene da fare per questo bambino, Signore? Dammi di guardarlo come lo guardi Tu! Manda il Tuo Spirito Signore ad illuminare le nostre scelte…”. Davanti a certe urgenze educative in cui non era semplice discernere iniziai a pregare delle novene. Naturalmente la prima cosa che facevo era mettermi in grazia di Dio andando a confessarmi per ricevere il perdono sacramentale. E già questo primo passo era di una portata enorme. Poi o pregavo certe preghiere ogni giorno per nove giorni consecutivi, oppure poi, sempre più spesso, riuscivo ad andare a Messa per nove giorni consecutivi. Ascoltare la Parola di Dio e nutrirmi dell’Eucaristia non appena una volta a settimana, solo la domenica, ma per nove giorni consecutivi faceva sì che alla fine della novena mi trovassi cambiato. Sì, ho sperimentato (e sperimento) che il primo effetto reale della preghiera era il cambiamento del mio cuore.
Non cambiavano le circostanze per cui pregavo, cambiavo io. E così compresi che la preghiera non era un obbligo da adempiere a lato della vita ma un bisogno vitale, come il respirare e il nutrirsi, per vivere in pienezza la mia vita. Infine, devo dire con umiltà che ho potuto sperimentare, in risposta alle preghiere, anche il soccorso dell’amorevole Provvidenza di Dio in tanti piccoli e grandi bisogni concreti. Proponiamo la novena a San Giuseppe per prepararci a celebrare la sua festa, per ringraziarlo e per domandare tutti gli aiuti materiali e spirituali di cui abbiamo bisogno perché la nostra vita e la vita della nostra comunità si compia secondo il disegno buono che Dio ha per ciascuno. In modo particolare preghiamo per quanti sono disoccupati e in cerca di lavoro e per coloro che hanno responsabilità educative. Perché non provi anche tu? Che cosa hai da perdere? Fidati ed affidati, pregare fa solo bene, non ci sono effetti collaterali!
don Andrea Aversa