Cari Amici, dal Cile il nostro confratello don Alessandro Camilli ci ha mandato la storia di una coppia di anziani della sua parrocchia che vogliamo offrivi come regalo di Natale.
Carissimi amici, vi ricordate della coppia di ottantenni con lui allettato e poco lucido, di cui vi parlavo nella lettera di ottobre? Sono due bisnonni: lui 89 anni, lei 83. Sono molto poveri. Non muoiono di fame, giusto per-ché i vicini li aiutano con la borsa della spesa e le medici-ne, a volte. Vivono in una casa così piccola che l’ingresso è salone e stanza da pranzo, ci sta a malapena un piccolo tavolo e due sedie, il corridoio è la cucina e al fondo c’è una picco-la stanza per i due letti in cui non c’è spa-zio nemmeno per un comodino. Il giorno in cui andai a trovarli per conoscerli, lui era assente, addormentato, non riuscii nemmeno a parlargli. Lei invece chiacchiera molto. È la tipica bisnonna che la sa lunga, che quasi ti anticipa le domande con le rispo-ste, tutta preoccupata per lui. Quel giorno, dopo aver dato l’unzione dei ma-lati al nonnino, salutando lei, chiedo a voce alta alla signora che gli porta la comunione tutte le settimane: «Sarebbe bello che anche lei facesse la comunione, visto che non può venire a messa per non lasciarlo solo…, no?». «Sarebbe bello, padre – mi disse – ma devo parlarle in privato». Rimaniamo soli e lei mi racconta la sua vita. Famiglia molto cattolica, una cugina suora, uno zio e un altro cugino preti… insomma una fede semplice che non si era mai spenta in lei. E alla fine mi dice: «Però, guardi padre che io non posso fare la comunione perché noi due non siamo sposati». «Non siete sposati, e perché?», domando io. «Se ci sposiamo lui, che riceve la pensione da vedovo, perde tutto!». «Ma non c’è problema – aggiungo io – si può celebrare il matrimonio segreto (cioè solo il sacramento senza sposarsi in comune) e co-sì, davanti a Dio siete marito e moglie, e per il comune lui continua a ricevere la pensione da vedovo». Mi piacerebbe descrivere la faccia della nonni-na illuminata dalle mie parole. «Davvero? Allora ci sposiamo subito!». Io le dico che avrei iniziato a muovermi con i docu-menti e che poi avremmo deciso insieme il giorno per sposarli lì, in casa. Domenica 26 novembre abbiamo celebrato il matrimonio. Erano presenti assieme a me, tre cugine di lui e di lei coi rispettivi mariti, e la signora che gli porta la comunione. Eravamo così tanti che non siamo riusciti a stare tutti nella stanza dove lui era a letto! Io ero molto commosso. E gli sposini più di me. «Ho aspettato questo giorno da più di sessant’anni!», mi dice lei. Ed io non sono riuscito a trattenere le lacrime. Alla fine del matrimonio, le cugine avevano preparato delle tartine e comprato una botti-glia di spumante. Abbiamo brindato con lui che beveva lo spumante con la cannuccia… È passato quasi un mese da allora e pensavo a Dio che s’è avvicinato tanto alle loro vite da sposarli addirittura in casa e ha coronato ades-so una vita intera d’affetto l’uno per l’altro con il matrimonio. Questo è il Natale! Dio che nasce bimbo per raggiungerci nella nostra quotidianità e tra-sformarla in gioia. Il papa in questi giorni diceva all’Angelus: Quando pregherete a casa, davanti al presepe con i vostri familiari, lasciatevi attirare dalla tenerezza di Gesù Bambino, nato povero e fragile in mezzo a noi, per darci il suo amore. Questo è il vero Natale. Se togliamo Gesù, che cosa rimane del Natale? Una festa vuota. Non togliere Gesù dal Natale! Gesù è il centro del Natale, Gesù è il vero Natale! Buon Natale a tutti!
don Alessandro Camilli missionario fscb in Cile