Come stare accanto ad una persona malata? Quali sono le “parole” giuste da dire? In che maniera la mia fede mi fa stare di fronte a chi sta soffrendo? Per don Vincent -ce lo ha raccontato lo scorso venerdì durante uno dei Quaresimali organizzati dalla Parrocchia- la risposta è racchiusa in una sola parola: compagnia. “Fare compagnia, stare accanto con la propria presenza. Lasciare che l’altro entri con tutto il suo dolore nella tua vita è l’unica via per stare di fronte alle cose”.
Quando si ha accanto una persona che soffre noi vorremmo cancellare quel dolore. Ma lo vorremmo cancellare perché richiama il nostro di dolore: guardare l’angoscia è difficile perché richiama la nostra di angoscia. “L’angoscia -spiega don Vincent- è la percezione chiara e cosciente della morte senza una chiara visione del buon destino. Senza un motivo percepito come possibile di uno scopo. L’angoscia è umanamente insostenibile”.
Eppure c’è un Qualcosa che ci dice che la nostra vita vale la pena di essere vissuta cosi com’è, in qualsiasi condizione. Ma questo “Qualcosa” non può essere un discorso, una serie di valori, una posizione ideologica. E’ la presenza di Dio verificata secondo quel che don Vincent chiama “Ipotesi di valore”. Di fronte a chi soffre non dobbiamo mai smettere di domandare al Signore “Dove sei? Fatti vedere!”. “Per intercettare i segni della certezza che sostiene la vita -dice don Vincent- tu devi guardare con una ipotesi che dica che questo sia possibile”.
Se siamo aperti a questa ipotesi e andiamo a verificarla sul campo -e di storie Vincent ne ha raccontate di continuo- ci accorgiamo di segni e miracoli che sostengono la nostra vita e tramutano la nostra angoscia in certezza. “Quando vediamo un’Altro all’opera siamo noi che diventiamo più liberi, più certi. La fede non risolve i problemi ma permette di entrare nella vita con una ipotesi di valore che va verificata ogni giorno e permette una speranza e una bellezza sperimentate”.
Daniele Banfi